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Lavoro e formazione 2023: previsti 26,6 miliardi entro il 2027

Sono previste ingenti risorse finanziarie in arrivo entro il 2027

È in arrivo, fino al 2027, un ingente incremento di risorse da investire sul lavoro e sulla formazione. La somma di cui si parla è abbastanza importante: 28,6 miliardi di euro in totale di cui 15,81 miliardi di risorse europee e altri 13,83 miliardi di cofinanziamento nazionale. Tali fondi dovranno finanziare 21 programmi regionali e sei nazionali. Protagonista di queste iniziative rimane il programma “giovani, donne e lavoro” la cui somma è di oltre 5 miliardi di euro. Mentre, per quanto riguarda il programma “scuola e competenze” sono stati messi a disposizione 2,8 miliardi di euro. Per “inclusione e lotta alla povertà” previsti 3,5 miliardi di euro.

Tutte le novità

L’Fse+ 2021-27 presenta importanti novità rispetto alla scorsa programmazione comunitaria, soprattutto per quanto riguarda la somma complessiva di circa 99,3 miliardi a livello europeo. Uno dei primi aspetti innovativi riguarda l’unione di quattro diversi strumenti di finanziamento, ossia il Fondo Sociale Europeo, l’iniziativa occupazione giovani, il Fondo di aiuti europei agli indigenti e, infine, il programma per l’occupazione e l’innovazione sociale. Questa volta, la commissione europea si pone come obiettivo quello di aumentare gli aiuti economici rispetto a quanto fatto in precedenza ma anche di rendere maggiormente comprensibile e accessibili i meccanismi di finanziamento. Inoltre, particolare attenzione è rivolta all’occupazione poiché tra i propositi principali vi è quello di garantire l’inserimento lavorativo ai giovani, ai disoccupati e soprattutto alle donne. Purtroppo, i dati Istat non riportano dati positivi dal momento che il tasso di occupazione maschile è pari al 69,6%, mentre quello femminile è pari al 51,3%, quindi nettamente inferiore. Uno dei protagonisti sarà anche la scuola e l’istruzione in modo da creare un canale diretto tra l’asset scolastico e l’inserimento lavorativo. Molta attenzione anche all’apprendimento continuo e all’educazione viste le grosse lacune che gli studenti dimostrano di avere a seguito delle chiusure causate dall’emergenza epidemiologica. L’azione diventa ancora più necessaria se si tiene conto del risultato delle prove invalsi che si sono svolte la scorsa estate: uno studente su due termina il percorso di studi senza aver raggiunto le competenze basilari delle materie scolastiche. Ad essere ancora più penalizzati sono i ragazzi del Mezzogiorno. Per quanto riguarda, invece, l’inclusione dei cittadini non italiani e per aiutare le persone a rischio povertà è stato pensato il programma “Inclusione e protezione sociale”.

Lavoro e formazione 2023 previsti 26,6 miliardi entro il 2027

Chi si occuperà della gestione delle risorse?

Tali risorse dovranno essere gestite adeguatamente insieme a quelle del PNRR. I 28,6 miliardi, infatti, sono stati suddivisi a livello nazionale e regionale, di cui 131 miliardi indirizzati alle amministrazioni centrali, mentre gli altri 15 miliardi sono destinati alle Regioni. In sostanza, le PA centrali dovranno gestire il 46% delle risorse mentre le regioni il 54%. Coloro che invece che disciplineranno i vari programmi sono rispettivamente: il Ministero del Lavoro “Inclusione e lotta alla povertà”, il Ministero dell’Istruzione “scuola e competenza” e l’ANPAL “giovani, donne, lavoro”, ma sono solo una parte di quelli complessivi. Le regioni che invece hanno ricevuto più risorse sono Lazio, Sicilia e Lombardia, tutte collocate in tre specifiche categorie: più sviluppate, in transizione e meno sviluppate in base al livello di PIL. Le regioni che al momento risultano meno sviluppate delle altre sono Sicilia, Calabria e Umbria, le quali riceveranno un importo abbastanza elevato. Di contro, le regioni che investono di più per promuovere l’occupazione sono il Veneto, l’Umbria e l’Emilia Romagna, quelle che investono più fondi all’struzione sono Piemonte, Sicilia, Friuli Venezia Giulia e, infine, le più attente all’inclusione sociale sono la Toscana, l’Umbria e la Basilicata.

In conclusione…

Le spese, dunque, dovranno essere ben amministrate. È previsto un investimento di oltre 2 miliardi per ogni annualità dal 2022 al 2027. Perciò, le autorità politiche sono tenute a suddividerle al meglio, innanzitutto prendendo coscienza della chiara differenza tra il PNRR e il FSE+. Bisogna anche evitare ritardi e cercare di snellire il più possibile le procedure, grazie soprattutto al supporto degli strumenti digitali. Infine, è necessario costruire delle azioni che siano in grado di rispondere alle esigenze dei beneficiari del Fse+.